domenica 17 maggio 2015

CIPRO: RIPRENDE IL DIALOGO

Sono ripresi il 15 maggio a Nicosia i colloqui tra greco-ciprioti e turco-ciprioti per giungere ad un accordo sulla riunificazione dell'isola, con la mediazione dell'Onu. Quello di venerdì è stato il primo incontro tra le due parti da quando il 26 aprile scorso Mustafa Akinci è stato eletto presidente della Repubblica Turca di Cipro Nord, l'entità autoproclamata sul territorio occupato nel 1974 dall'esercito turco e riconosciuta dalla sola Turchia. Nei giorni precedenti l'inviato delle Nazioni Unite Espen Barth Eide aveva spiegato che i colloqui sarebbero serviti ad Akinci ed al presidente greco-cipriota Nicos Anastasiades per avere uno "scambio generale di vedute".
Il primo contatto è evidentemente andato bene, visto che quattro ore di faccia a faccia, dopo mesi di stallo, hanno portato all'impegno per rilanciare il negoziato e ad un'intesa per facilitare il transito tra Cipro Sud e Cipro Nord. Akinci, ha compiuto un'importante apertura accettando che il passaggio possa avvenire senza necessità di procedure simili ad un visto. Le due parti hanno inoltre concordato di incontrarsi almeno due volte al mese ed un nuovo colloquio è già stato fissato per il 28 maggio.
Ora sarà interessante vedere se e in che modo la Turchia sosterrà la presidenza Akinci. Ricordiamo che subito dopo le elezioni del 26 aprile, le dichiarazioni di Akinci, per cui i turco-ciprioti devono essere padroni del loro destino, erano state censurate piuttosto seccamente sia dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che dal premier Ahmet Davutoglu. Cipro Nord, non esistendo formalmente, dipende in tutto e per tutto dalla Turchia e forte resta la presenza militare turca in questa parte dell'isola.
Il problema di Cipro resta un punto rilevante nel negoziato per l'adesione della Turchia all'Unione Europea. Inoltre, la questione della ricerca e del futuro sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi del Mediterraneo orientale, balzata alla ribalta negli ultimi anni, invece di offrire un'opportunità per risolvere finalmente la vicenda della riunificazione, rischia di diventare un nuovo motivo di attrito tra gli attori internazionali coinvolti in un'area già delicatissima.


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