lunedì 15 dicembre 2014

IL CASO SESELJ AL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU

Di Marina Szikora
Il caso Seselj, dopo le fortissime critiche da parte della Croazia che hanno visto l'invio di una lettera aperta del capo dello stato croato, Ivo Josipovic al presidente del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, Theodor Meron, dopo l'approvazione all'unanimita' di una dichiarazione di condanna del Parlamento croato, succeduta subito dall'iniziativa dei deputati croati al Parlamento europeo che ha prodotto una forte risoluzione di condanna e la richiesta del PE verso il Tribunale di riesaminare la propria decisione sul rilascio di Seselj, martedi' del caso Seselj si e' discusso anche al Palazzo di Vetro a New York, in concreto alla riunione annuale del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sul lavoro del Tribunale internazionale. I rappresentanti croati all'ONU hanno parlato soltanto del caso Seselj che ha suscitato un raffreddamento delle relazioni tra Croazia e Serbia, informano i media croati. L'ambasciatore serbo all'ONU, Milan Milanovic, ha accusato la Croazia di utilizzare il Consiglio di sicurezza per condurre una politica elettorale nazionale. Il rappresentante serbo ha poi girato il discorso sulla situazione della minoranza serbe e sui presunti incidenti contro i serbi in Croazia, rilevando i problemi del ritorno dei profughi serbi in Croazia e la restituzione delle loro proprieta'.

Vladimir Drobnjak, ambasciatore croato presso le Nazioni Unite ha detto invece che il Consiglio di Sicurezza non e' il luogo per discutere della situazione della minoranza serba in Croazia. “Seselj invece e' una questione di cui bisogna discutere, mentre il collegamento della mancanza delle reazioni serbe sul caso Seselj con la questione della minoranza non e' soltanto terribilmente improprio ma dimostra anche la non comprensione serba di questo problema” ha detto l'ambasciatore croato e ha aggiunto che “la Serbia non ha imparato certe lezioni del passato”. Il rappresentante serbo ha replicato che la Serbia non appoggia le dichiarazioni belliche di Seselj ma non accetta nemmeno una colpa e responsabilita' collettive. La responsabilita' per i comportamenti di Seselj, secondo Belgrado e' del Tribunale dell'Aja che lo ha rilasciato. La retorica di odio non esiste soltanto in Serbia, bensi' nell'intera regione, ha detto l'ambasciatore serbo rilevando che dell'importanza di Seselj in Serbia parlano i risultati elettorali secondo i quali Seselj e' stato marginalizzato. Secondo il rappresentante croato il rilascio di Seselj e' invece dannoso per la pace e stabilita' in Europa Sudorientale, un'umiliazione per le vittime e compromette le basi fondamentali del Tribunale sull'ex Jugoslavia. “Aspettare undici anni la giustizia e' gia' di per se difficile, ma vederlo libero con provocazioni scandalose e' assolutamente inaccettabile e offensivo” ha detto l'ambasciatore Drobnjak.

Precedentemente a questa aspra discussione tra i due ambasciatori all'ONU, il procuratore dell'Aja, Serge Brammertz ha chiesto la revoca della decisione del rilascio di Seselj. Bremmertz ha detto che Seselj ha ignorato gli ordini del Tribunale e che ha offeso le vittime. Ha aggiunto che le reazioni sul rilascio di Seselj e la ripetizione della retorica di 20 anni fa ricordano quanto la riconciliazione sia fragile. Anche gli Stati Uniti, in seno all'ONU hanno condannato il comportamento bellico di Seselj che secondo Washington rappresenta una sfida alla riconciliazione nella regione. Cosi', nel suo intervento David Pressman, l'ambasciatore americano al Consiglio di Sicurezza ONU. Pressman ha invitato i governi della regione di “fare il tutto possibile a fin di evitare la retorica bellica” e assicurare la piena collaborazione con il Tribunale. Il rappresentante russo, Evgenij Zagajnov non ha voluto invece commentare il comportamento di Seselj, ma ha detto che il fatto di mancanza della sentenza dopo 12 anni di processo rappresenta “il non adempimento degli standard giuridici”.
“Rispettando tutta la complessita' di questo caso, ci aspettiamo dal Tribunale che la sentenza a Seselj venga pronunciata al piu' presto possibile” ha detto la rappresentante britannica rilevando che la sentenza in tempo giusto e' cruciale per la riconciliazione. Il presidente del Tribunale, Theodor Meron non ha fatto riferimento al comportamento di Seselj dopo il rilascio. Ma nel suo intervento ha rilevato che lo stato di salute degli imputati, soprattutto quello di Goran Hadzic, Ratko Mladic e Vojislav Seselj rende la situazione difficile e rallenta i processi.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 14 dicembre a Radio Radicale

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