lunedì 17 novembre 2014

SESELJ TORNA A BELGRADO PER SCONFIGGERE I DUE 'CANCRI' NIKOLIC E VUCIC

Vojislav Seselj
Di Marina Szikora
In coincidenza, più o meno, con la partenza da Belgrado del premier albanese Edi Rama, protagonista di uno scontro con il suo omologo serbo Alksandar Vucic a proposito del Kosovo, ecco l'arrivo di un'altra grana pesante per la leadership serba: il ritorno, dopo 11 anni di carcere, di Vojislav Seselj, leader dell'estremo radicalismo nazionalista serbo, sotto processo davanti al Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia. Il quotidiano serbo 'Politika' in vista dell'arrivo di Seselj a Belgrado si e' chiesto chi e' che attende Seselj? E scrive che Seselj alla fine ritorna in paese: molto piu' tardi di quanto i suoi fedeli ma poi ridimensionati seguaci politici lo avevano sperato, e comunque prima di quanto se lo aspettavano quelli che lo avevano scortato e salutato in partenza da Belgrado. Il giornale ricorda che i resti dei resti del partito politico serbo che una volta era il piu' potente e maggior organizzato partito negli ultimi anni, alludendo all'ultranazionalista Partito Radicale Serbo, spesso gridavano con manifesti annunciando un rientro trionfale del loro leader dall'Aja. Spesso sembravano tragicomici con sempre la stessa iconografia e con sempre gli stessi preannunci, scrive 'Politika', ma osserva che Seselj non soltanto non attendeva la Serbia, ma ad attenderlo hanno rinunciato nel frattempo anche alcuni dei suoi piu' stretti collaboratori, alludendo proprio alle massime cariche dell'attuale stato serbo. E secondo il giornale di Belgrado, il ritorno di Seselj adesso e' comunque una specie di ritorno da vincitore anche se forse “ferito a morte”. Non bisogna dimenticare che Seselj non ha mai riconosciuto il Tribunale dell'Aja e le sue regole, non ha mai inoltrato la domanda di essere liberato prima del tempo, come nemmeno accettato “le garanzie” e le condizioni delle autorita' serbe. Alla fine hanno dovuto rilasciarlo senza ancora una sentenza.




Forse si tratta di una vittoria di Piro, ma e' comunque una vittoria, conclude 'Politika' e precisa che se Seselj sara' in grado di ragionare e reagire razionalmente, se la malattia e il desiderio comprensibile di vendetta non gli turberanno la conoscenza, i suoi collaboratori di una volta, con a capo il suo “figlio politico” che sarebbe il premier, potrebbero avere molti problemi, molti di piu' rispetto a quelli che hanno con l'attuale opposizione in lite e marginalizzata. Ma 'Politika' e' persino critica nei confronti dei “tabloid di regime” perche' pubblicano titoli quali “Rilasciano Seselj per danneggiare Vucic” e tentano di discreditarlo davanti ai suoi ex elettori che nel frattempo sono andati a seguire il nuovo leader. E ancora questo giornale serbo fa addirittura il paragone con il modo in cui la Croazia ha accolto i suoi eroi, i generali Gotovina e Markac, assolti dall'Aja, oppure come gli albanesi del Kosovo hanno accolto Ramush Haradinaj, mente Seselj in Serbia ufficialmente e' stato accolto con parole di accuse e sensazione di qualcosa di scomodo. “Chi pensava che il Kosovo e' una storia finita e pagina chiusa, che bisogna dimenticare al piu' presto per il futuro europeo solare, ha subito che il Kosovo e la grande Albania gli arrivino in piedi con il dito nella piaga nel centro di Belgrado. Chi non ha accolto Seselj, accoglie Rama” conclude Politika. Secondo le informazioni del quotidiano serbo 'Blic', all'aeroporto di Belgrado, Seselj e' stato accolto dai membri della sua famiglia, come leader dell'ultranazionale Partito radicale serbo nonche' da molti sostenitori. La gente euforica urlava “Vittoria, vittoria” e “Vojo serbo”, cantavano canzoni di cetnici e insultavano il presidente e il premier della Serbia, Tomislav Nikolic e Aleksandar Vucic.

Ovviamente, durissime le reazioni della Croazia. Prima di tutto da quelli che in questi anni hanno fatto di tutto per ristabilire le relazioni tra Serbia e Croazia, ricordiamoci solo dell'impegno del presidente Ivo Josipovic con l'allora suo omologo serbo, Boris Tadic, il disgelo dei rapporti tra i due paesi grazie alle loro iniziative. I passi indietro pero' si sono visti con l'elezione degli attuali vertici serbi. E adesso, il ritorno di Seselj minaccia ancora di piu' quello che si cerca di costruire nella regione ancora cosi' vulnerabile.  “E' triste che questo caso non si e' concluso con una sentenza di condanna che tutti ci siamo aspettati. Se la sua condizione di salute sia tale, questo non lo posso dire, ma mi pare dalle dichiarazioni che rilascia, che sia ancora pronto a discorsi politici e impegni non idonei. Che il tutto vada sulla coscienza di quelli che hanno preso questa decisione” ha detto il presidente croato Josipovic, trovandosi, che casualita', nel momento della decisione dell'Aja proprio in visita nella citta' martire della guerra di agressione contro la Croazia, Vukovar. “Come sapete, il rilascio e' temporaneo. E' stato utilizzato in molti casi precedenti anche questo strumento. Ma non ha assolutamente nulla a che fare con la valutazione del ruolo che Vojislav Seselj ha avuto nelle guerre degli anni novanta” ha detto la ministro degli esteri ed affari europei croata, Vesna Pusic aggiungendo di credere che sia chiaro a pura vista che in questo caso si tratta davvero di un criminale di guerra.

Il ministro della giustizia, Orsat Miljenic ha dichiarato per i media croati di guardare negativamente al rilascio di Šešelj dal carcere dell'Aja rilevando che la Croazia condizionera' l'avanzamento della Serbia nei negoziati di adesione all'Ue con le nuove incriminazioni e processi per i crimini di guerra. Dire a qualcuno che i crimini di Ovcara finiscono con il rango di un capitano dell'ex esercito jugoslavo JNA e' assolutamente inaccettabile, ha detto il ministro della giustizia croato. Il ministro ha aggiunto che la punizione dei responsabili per i crimini di guerra deve arrivare fino 'al massimo vertice'. Adesso e' morto Veljko Kadijevic, che secondo il ministro e' altrettanto terribile che questo uomo e' morto senza essere processato. “Noi riteniamo davvero che bisognava processarlo perche' ha condotto l'esercito il quale ha commesso crimini sul nostro territorio e su questo insisteremo adesso e sempre” ha detto fermamente il ministro Miljenic.

E commentando le proprie dichiarazione che dopo il rientro in Serbia si vendichera', Šešelj si e' giustificato precisando che lo aveva detto nel caso che il governo serbo dia delle garanzie oltre i suoi desideri. Siccome adesso questi desideri sono stati rispettati, lui non sta preparando nessuna vendetta, ma, come ha detto, non stringera' la mano a nessuno dei traditori. “Mi aspetta la sedia al partito, mi butto subito in politica” ha dettto Šešelj per il giornale serbo 'Blic' precisando che la sua priorita' e' la politica e non le cure. “Ho due metastasi, ma non e' cosi' terribile come si pensa” ha rassicurato il carcerato dell'Aja. Ma peggio di tutto, Seselj nella sua retorica non rinuncia per niente all idea della Grande Serbia e afferma che essa e' il senso del suo partito e senza questa idea i suoi radicali, ultranazionalisti, non hanno cosa cercare sulla scena politica e annuncia che il suo partito SRS inizia la mobilitazione della gente in tutta la Serbia. Quanto alla propria salute, il giorno dopo il suo arrivo in Serbia, Seselj ha affermato che il suo cuore sanata e che i suoi due carcinomi si chiamano  Aleksandar Vučić e Tomislav Nikolić, ma e' possibile operarli ed eliminarli. Per adesso, reazioni ufficiali dalle autorita' non ci sono: soltanto le affermazioni del premier Vucic il quale augura al suo ex compagno di partito buona salute.

Vojislav Šešelj e' accusato di crimini di guerra commessi nei confronti dei croati e dei bosgnacchi in Croazia e in Bosnia Erzegovina, ma anche dei croati della Vojvodina (regione autonoma della Serbia). Il sessantenne ultranazionalista e' conosciuto anche per i suoi eccessi nel aula tribunale dell'Aja e per le offese lanciate nei confronti dei giudici. Si e' consegnato al Tribunale internazionale nel 2003 e il suo lunghissimo processo e' diventato davvero vergognoso per il Tribunale dell'Aja. Oltre a frequenti interruzioni del processo per le ostruzioni sollevate dallo stesso imputato, e' scoppiato anche un contenzioso tra i giudici. Šešelj e' stato anche accusato di non rispettare il Tribunale perche' aveva reso pubblici i nomi dei testimoni protetti. E' il terzo imputato ad essere rilasciato in liberta' provvisoria a causa del peggioramento delle condizioni di salute.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 16 novembre a Radio Radicale

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