lunedì 10 novembre 2014

25 ANNI DOPO LA CADUTA DEL MURO CI SONO ANCORA DUE GERMANIE?

Di Marina Szikora
Un quarto del secolo dopo la caduta del Muro di Berlino, il che ha portato all'unificazione un anno dopo, ultimamente e a volte, fa pensare che le due Germanie esistono ancora. Ma non la Germania dell'Est e dell'Ovest, bensi' la Germania interna ed esterna. Cosi' in questi giorni il giornale irlandese 'The Irish Times'. Il giornale scrive che queste due Germanie non esistono su nessuna mappa, bensi' nelle menti della gente. Il primo paese e' quello che vedono i tedeschi: un paese prospero – piu' povero rispetto alla Germania Occidentale, piu' ricco rispetto alla Germania dell'Est – che realizza i risultati e vende gli automobili. Le ombre storiche indietreggiano in questa Germania, mentre la generazione presuntuosa dell'”unificazione', nata intorno al 1989/1990 rigetta le vecchie differenze dei loro genitori tra l'est e l'ovest, scrive il giornale irlandese e aggiunge che vi e' pero' anche un'altra Germania. Quella che esiste nella mente dei suoi vicini europei. Dieci anni fa, questa Germania veniva considerata il malato dell'Europa. Adesso la macchina mediatica sul malato ha cambiato rotta, e la Germania e' un potente egemone “über-efficace” in Europa. Sembra particolarmente grande a quei paesi dell'Ue le cui economie come anche la loro certezza negli ultimi anni sono inciampate. Queste due Germanie, scrive 'The Irisch Times', quella interna e quella esterna, cosi' come percepita dai suoi vicini, sono parte di un quadro piu' grande. Invece di essere osservate come complementari, queste due Germanie sono lasciate ad una reciproca abrasione in maniera sbagliata. Il dibattito dopo la crisi, se il continente si puo' aspettare un' Europa tedesca oppure una Germania europea, trascorre inosservato per la maggior parte della gente, ma diventa invece entusiasmante per l'elite politica e mediatica europea, osserva il giornale irlandese. Negli ultimi anni i leader tedeschi venivano lusingati per la loro importanza in Europa e da loro si aspettava molto. Cosi' essi si sentono sicuri a causa della forza tedesca nella attuale Europa la quale pero' e' ancora vulnerabile per i suoi punti deboli nel futuro: il tick-tack della bomba demografica, il progresso che si basa sul trasferimento incerto alle fonti energetiche rinnovabili e l'infrastruttura troppo affaticata della Germania occidentale. Questi tedeschi presuntuosi ma ancora vulnerabili vedono rosso quando devono affrontare le idee altrui: che Berlino puo' e deve dare un sacco di soldi per risolvere i problemi finanziari europei, osserva “The Irish Times”.



La sfida per la cancelliera Merkel e' di superare la propria strategia sulla crisi dell'euro – vale a dire dare equilibrio alle richieste dei partner dell'Ue con quella elite di risparmiatori a casa – e quindi di arrivare con un capitolo nuovo. I contenziosi sulla crisi dell'euro hanno lasciato la loro traccia e il distacco economico della Germania e dei suoi vicini, dipendentemente se le richieste di Berlino erano un successo o meno. E a tal proposito gli storici tedeschi discutono se siamo testimoni di un nuovo dilemma alla Bismark sulla Germania: troppo grande per l'Europa e troppo piccola per il mondo, scrive il giornale irlandese. Su questo, uno degli esperti, intervistato dal quotidiano irlandese, afferma che secondo la sua opinione la Germania non ha mai tentato di diventare nuovamente una grande potenza, ma adesso si e' un'altra volta qui. Tuttavia, solo per il fatto che la Germania e' economicamente forte, vi e' una supposizione falsa da qualche altra parte che Berlino abbia un furbo progetto a lungo termine. Ma non c'e' l'ha, dice questo storico tedesco. “E' il prezzo che stiamo pagando a causa del metodo della Merkel di piccoli passi: lei si rifiuta di definire il tutto per paura che questo potrebbe essere poi misurato” afferma un alto funzionario di Berlino. Ma mentre la cancelliera tedesca esita, un altro tedesco dell'ex Germania dell'Est, l'attuale presidente tedesco, Joachim Gauck, ex pastore e personalita' negli eventi del 1989, ha utilizzato molti dei suoi discorsi di quest'anno per sfidare i tedeschi a definire lo stato non in un senso negativo – come il paese che non e' dittatura, come quello che non e' pronto ad accettare l'azione militare che ha come obbiettivo la stabilita'. Affrontando le nuove minacce terroristiche globali, il presidente Gauck afferma che la gente che aveva abbattuto il muro di Berlino, deve ridefinire i loro interessi e utilizzare la loro riguadagnata sovranita' come una forza costruttiva nel mondo.

Infine, sul tema dell'anniversario giubilare della caduta del Muro di Berlino, il quotidiano croato 'Jutarnji list' scrive in questi giorni di come lo si e' visto dalla prospettiva croata. All'epoca, ricorda il giornale, in Croazia furono dominanti tre temi politici. Nel partito comunista croato erano in corso le elezioni con le libere candidature di piu' candidati il che aveva portato alla fine dell'anno al completo cambio dell'elite politica conservatrice e all'elezione della cosi detta ala riformatrice. Secondo, in Croazia anche presso gli allora organi politici ufficiali iniziava il dibattito sul pluralismo. Pero', sulla scena politica, dominante era il tema della resistenza contro la minaccia che veniva dalla gia' chiara politica di Slobodan Milosevic, scrive 'Jutarnji list'. Da Belgrado si sentiva la tesi che il diritto costituzionale all'autodeterminazione era gia' unilateralmente consumato e che il federalismo bisognava ridurrlo. In Croazia e in Slovenia questo si vedeva come un pericolo diretto che si doveva contrastare – cosi' maturava l'idea sull'indipendenza e il sentimento che le decisioni sul destino della Croazia devono essere prese in Croazia. Alla fine dell'anno questo verra' confermato irrevocabilmente con la decisione del partito governativo di indire le elezioni libere. Sulle vicende in Europa dell'Est si guardava come su eventi nelle societa' post stagliniste che persino il regime jugoslavo valutava con criticismo. Quello che era comune, sia in Croazia che in Europa dell'Est, era il crollo del comunismo come progetto economico e politico, come anche il fatto che le aspettative per i cambiamenti erano grandi, conclude il giornale croato.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 9 novembre a Radio Radicale

Nessun commento:

Posta un commento