lunedì 20 ottobre 2014

LA BOSNIA ERZEGOVINA DOPO LE ELEZIONI: MOLTA DELUSIONE, NESSUN PASSO AVANTI

Di Marina Szikora
Il risultato delle elezioni del 12 ottobre in Bosnia Erzegovina desta poca speranza nella possibilita' di miglioramento della situazione economica e politica in Paese. Cosi' aveva prospettato nel suo commento Benjamin Pargan, redattore della edizione della Deutsche Welle in lingua bosniaca in vista delle elezioni politiche. Ed era tra i molti a pensarlo cosi'. I risultati post elettorali non hanno dato i numeri per contestarlo.

Le elezioni dello scorso 12 ottobre hanno riguardato tutti livelli del potere: la presidenza tripartita a rotazione della Bosnia Erzegovina, il Parlamento centrale, il Parlamento della Federazione di Bosnia Erzegovina (l' entita' a maggioranza bosgnacca e croata), il presidente e il vicepresidente della Republika Srpska (l'entita' a maggioranza serba), il Parlamento popolare della Republika Srpska e il Parlamento dei Cantoni della Federazione. Alle elezioni hanno partecipato in tutto 98 soggetti politici, vale a dire 50 partiti, 24 coalizioni e 24 candidati indipendenti. Sono stati precedentemente registrati 3.278.908 aventi voto e secondo i dati della Commissione elettorale centrale elettorale (Cik), sono stati accreditati circa 50.000 rappresentanti di lista dei soggetti politici concorrenti e 5.760 osservatori internazionali e di organizzazioni non governative. Secondo la CIK, tra le irregolarita' rilevate c'è stata, tra l'altro, la presenza nei registri degli aventi diritto al voto di persone morte prima della chiusura delle liste. Su questo fatto la Cik chiedera' un rapporto all'Agenzia nazionale per l'identificazione dei documenti e lo scambio di dati.

“Una collezione assurda delle anomalie politiche in combinazione con una lunga lista di fenomeni sociologici ben lontani da ogni logica e ragione. Cosi' in parole povere il resoconto delle elezioni nel paese con una sistema politico complicatissimo e assolutamente inefficace in tutta l'Europa”, commenta la Deutsche Welle tedesca e indica che ad esempio i classici temi economici durante la campagna elettorale avevano un ruolo secondario. Anche se i piu' importanti parametri dello sviluppo economico sono catastrofici. Va detto che il numero di disoccupati e' tra gli allucinanti 50 e 70 per cento, dipendentemente dalle fonti statistiche. Investimenti diretti dall'estero sono da anni ad un livello molto basso e gli investitori potenziali sono maggiormente preoccupati a causa del governo inefficace e corrotto, mentre l'infrastruttura non e' per niente sviluppata. La DW precisa che nonostante queste emergenze reali del paese, i politici di tutti i gruppi etnici durante la campagna elettorale avevano giocato sulla solita carta etnopolitica riuscendo cosi' a girare l'attenzione dei cittadini sui temi che anche alle precedenti elezioni si sono dimostrati soltanto come un'arma letale della retorica nazionalista. In effetti, si commenta, si tratta di lotte insensate ed inutili tra i gruppi etnici.

Purtroppo, un'altra volta cosi'. E la DW si giustifica affermando che proprio per questi motivi, i cittadini aventi voto della Bosnia devono accettare certe critiche. L'ingenuita' politica, un nazionalismo accecato, insufficiente comprensione dei processi democratici sono soltanto alcune di queste critiche e sono del tutto giustificate. Dopo queste elezioni, si afferma, la maggior parte degli elettori sono diventati complici di una tale casta politica. Perche' in sostanza, le elezioni sono trascorse liberamente, la popolazione aveva l'occasione di informarsi sufficientemente e di scegliere liberamente. Tuttavia non sarebbe giusto addossare la colpa soltanto agli elettori per la stagnazione che adesso e' stata confermata anche ufficialmente e democraticamente, conclude la DW.

Il commento del 'Tageszeitung' di Berlino e' invece che l'Unione Europea e' stata sconfitta nel suo stesso protettorato. In una delle analisi molto dure della stampa tedesca sulle elezioni in Bosnia Erzegovina si afferma che e' l'UE, e non il corpo elettorale, colpevole per il fatto che non vi e' progresso. 'Tageszeitung' scrive che la Bosnia adesso e' piu' lontana dall'Europa come mai prima. Non ci sono le riforme politiche ed economiche necessarie e aggiunge che la realta' bosniaca e' triste:  nel paese ci sono piu' politici che in qualsiasi altro paese dell'Europa. Si osserva che l'amministrazione statale e' corrotta e funziona minimamente, e siccome vi e' una quasi totale disindustrializzazione, non si puo' parlare nemmeno di economia in termini veri e propri. L'UE non e' soltanto un partner commerciale della Bosnia Erzegovina, anche la politica della Bosnia si decide a Bruxelles, afferma il 'Tageszeitung'.

Il giornale svizzero 'Neue Züricher Zeitung' osserva che i rappresentanti di tre gruppi etnici seguono gli obbiettivi che sono diametralmente opposti: mentre i bosgnacchi si impegnano per il rafforzamento delle istituzioni statali, i serbi non cedono al diritto all'autonomia. I croati tendono invece alla formazione di una terza entita'. Paragonata con la Croazia che dal luglio 2013 e' stato membro dell'UE e con la Serbia che a gennaio di quest'anno ha iniziato i negoziati di adesione, la Bosnia sta sempre di piu' indietro. Il Fondo monetario internazionale a causa della mancanza di riforme nel sanare il bilancio ha sospeso il suo programma di aiuti. L'isolamento della Bosnia in tutti i settori continua” conclude 'Neue Züricher Zeitung'.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 19 ottobre a Radio Radicale

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