giovedì 8 maggio 2014

SLOVENIA: CON LE DIMISSIONI DELLA PREMIER ALENKA BRATUŠEK APERTA FORMALMENTE LA CRISI DI GOVERNO

Alenka Bratusek (Foto Srdjan Zivulovic/Reuters)
Di Marina Szikora
A dieci anni dalla grande ondata dell’allargamento dell’Unione Europea ai paesi dell’Europa dell’est, la Slovenia che all’epoca era tra i paesi di maggiore successo nel processo di integrazione, oggi affronta una seria crisi politica. Ormai e’ chiaro, il governo di Alenka Bratušek non regge piu’. Il primo ministro lunedi’ ha rassegnato le sue dimissioni nella mani del presidente della Repubblica, Borut Pahor. Questo il risultato delle consultazioni che la Bratušek ha avuto con i leader dei partiti della coalizione governativa: Igor Lukšić del Partito socialdemocratico (Sd), Gregor Virant della Lista dei cittadini (DI) e Karl Erjavec del Partito dei pensionati (DeSus). Bratušek ha affermato che per il bene della Slovenia e’ meglio andare alle elezioni anticipate prima della pausa estiva.

Come abbiamo spiegato nella precedente trasmissione, tutto e’ dovuto al congresso straordinario del partito Slovenia Positiva che ha segnato la fine della leadership della Bratušek e l’ascesa del controverso sindaco di Ljubljana, Zoran Janković, fondatore di questa formazione politica. C’e’ da dire che un anno fa Janković aveva dovuto lasciare la guida del partito perche’ accusato di corruzione. Proprio a causa delle divergenze all’interno di Slovenia Positiva, adesso e’ messo a repentaglio il processo di stabilizzazione economica cosi’ difficilmente avviato. Prima dell'apertura formale della crisi, i tre partner della coalizione di governo avevano annunciato che non avrebbero più continuato la collaborazione con Slovenia Positiva se Janković ne fosse diventato presidente a causa delle accuse di corruzione.

Anche se Alenka Bratušek ha incontrato non poche difficolta’ ad attuare le necessarie riforme, almeno con la grande riforma del settore bancario e’ riuscita a ricuperare la fiducia internazionale nella Slovenia e in tal modo diminuire le spese del finanziamento dello stato. Precedentemente alla decisione della premier di dimettersi, il presidente Borut Pahor, intervenendo sulla situazione nel Paese, aveva detto che sarebbe stato meglio andare alle elezioni anticipate se il governo non fosse stato più in grado di adottare le misure necessarie per migliorare la situazione economico e sociale del Paese. Secondo Pahor la chiave per risolvere la crisi politica e’ nelle mani del governo ma i cittadini si aspettano che l’esecutivo decida tempestivamente se continuare a lavorare o meno. Che il governo possa andare avanti ha senso soltanto se insieme alla maggioranza parlamentare sono in grado di adottare le misure indispensabili per migliorare la situazione economica e sociale del paese, aveva affermato il capo dello stato sloveno. Ritenendo che la situazione sia tale da indire le elezioni anticipate, Pahor ha promesso di fare tutto il possibile affinche’ il voto si svolga al piu’ presto. Il voto anticipato, secondo il presidente, sarebbe un male minore rispetto ad un prolungato periodo di incertezza e limitata possibilita’ di attuare le firme.
Infine, negli sforzi per superare l’incertezza politica, il capo dello stato si e’ detto obbligato ad assumersi la responsabilita’ consegnatagli dalla Costituzione e ha promesso di fare del suo meglio per unire la nazione e calmare le divergenze sulle questioni che stanno polarizzando il paese.

A decisione presa, Bratušek ha valutato che il voto anticipato si potrebbe svolgere prima di luglio, la prima data possibile sarebbe il 22 giugno ma la decisione definitiva spetta al parlamento. Secondo Bratušek la situazione politica non dovrebbe essere ragione di panico proprio perche’ il suo governo ha stabilizzato le finanze pubbliche e, come detto dalla premier dimissionaria, anche le prospettive economiche sono migliori rispetto a quelle precedenti. Il ministro degli Interni e leader della Lista dei cittadini, Gregor Virant, ha affermato che e’ importante che la Slovenia vada alle elezioni il piu’ presto possibile. Si e’ detto orgoglioso del lavoro svolto dalla polizia nella lotta contro la corruzione. Secondo Virant, forse questo e’ uno dei motivi per cui questo governo e’ stato fatto cadere: “Posso solo sperare che il popolo non consegni il paese a persone indagate dalla polizia”, ha detto Virant.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

Nessun commento:

Posta un commento